Descrizione
Fino al 1800 la popolazione è prevalentemente agricola, a stretto legame con la terra; con il trasferimento in massa nelle città si consolidano figure come l’imprenditore e l’operaio. Entrambi figli della prima rivoluzione industriale il cui padre fu il vapore. Si parla di James Watt e della prima rivoluzione industriale. L’elettricità segna la seconda rivoluzione, i beni di consumo iniziano a essere accessibili a tutti, la macchina si automatizza, lo spazio si accorcia, l’economia si stabilizza e il lavoro inizia a specializzarsi. Poi viene la terza, non meno di quaranta anni fa: computer, cellulari e internet. Professioni come il web designer, il programmatore e il social media manager sono sempre più frequenti. Oggi il lavoro è in costante cambiamento, perché i bisogni lo sono. Nascono nuove professioni come il Community Manager, il cui compito è amministrare e gestire le community negli spazi di lavoro e sulle piattaforme digitali. Oppure il Digital Strategist, il cui compito è la preparazione di strategie di promozione ascoltando ed interpretando la rete. Un ulteriore esempio è il Digital Crisis Manager, capace di gestire la reputazione digitale in periodi di crisi del brand. Il mercato si specializza e lo spazio si smaterializza, è possibile essere ovunque nel mondo e lavorare nello stesso momento. Ne sono un esempio i nomadi digitali, freelancer e costanti turisti del mondo. Non solo i nuovi, anche i vecchi lavori cambiano. L’ingegnere ora usa i Cobot, bracci meccanici in grado riprodurre movimenti umani, nati per maneggiare metalli incandescenti o materiali radioattivi. Gli architetti diventano modellatori 3D, in grado di ricostruire interi palazzi con i loro interni fino a riprodurne una versione per la realtà aumentata. Altri lavori sono in costante diminuzione, a causa di servizi come Airbnb, che offre la possibilità di lasciare in affitto la propria casa, mentre Uber consente di diventare tassisti occasionali. Antoine Lavoisier nel 1800 disse: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, le tecnologie e le scoperte, fulcro delle rivoluzioni non si arrestano. Ad oggi, forse con una punta di presunzione, si parla di quarta rivoluzione industriale. Sono quattro gli ambiti definiti come il pilastro del cambiamento. Il primo è la produzione digitale: torni, stampanti 3d e laser cutter. Queste permettono di oltrepassare i grandi macchinari industriali e i relativi costi, producendo oggetti fisici in tempi brevi e senza particolari sforzi di progettazione. La quarta rivoluzione può essere sintetizzata con la parola Ecosistema: la macchina, collegata ad altre macchine, diventa in grado di modificare se stessa, elaborare, apprendere e comunicare rispetto a cosa succede nel mondo. Nel futuro l’uomo avrà poco spazio nelle fabbriche e sarà anche a repentaglio la nostra permanenza negli uffici. Torneremo più a contatto con la campagna come avveniva prima di James Watt? Questa ed altre speculazioni sono discusse in ambito accademico. Sicuramente non c’è nulla di preoccupante nell’innovazione, basta essere pronti ad accettarla e a mutare insieme ad essa.